Una pioggia di risorse su una marea di ingiustizie: Lo Stato continua a non erogare ai docenti precari il bonus 500€

31.10.2024

Il 27 ottobre dello scorso anno, la Cassazione ha chiarito che anche i docenti precari hanno diritto alla Carta Docente, in particolare quelli con incarico annuale fino al 31 agosto e i supplenti che terminano le attività didattiche al 30 giugno. Nel frattempo, fioccano i ricorsi! A tal proposito, i vari Tribunali del lavoro italiani hanno sempre sentenziato a favore degli insegnanti precari, condannando i provvedimenti di legge che riservano il Bonus esclusivamente agli assunti a tempo indeterminato.
L'articolo 2 del DPCM del 23 settembre 2015 stabilisce che i beneficiari del Bonus sono i "docenti di ruolo a tempo indeterminato presso le istituzioni scolastiche statali, sia a tempo pieno che a tempo parziale, compresi i docenti in periodo di formazione e prova". Il successivo comma 4 ribadisce che "la Carta è assegnata, nel suo importo massimo complessivo, esclusivamente al personale docente a tempo indeterminato di cui al comma 1". Vi è anche una recente sentenza del Consiglio di Stato, la n. 1842/2022 del 16/03/2022, che cancella la parte del DPCM in cui si escludevano i docenti di religione con contratto a tempo indeterminato.
In molti casi, però, oltre al danno si aggiunge la beffa. Tantissimi insegnanti segnalano di aver perso i fondi presenti nel borsellino elettronico prima della scadenza biennale prevista per il loro utilizzo. Sul sito del Ministero, alla FAQ "Sono un supplente annuale che è entrato nel 2023/24 e non ho speso l'intero importo assegnato, cosa succede?", la risposta è: "L'accesso per il personale supplente era autorizzato solo per l'anno 2023/24; pertanto, l'importo residuo non potrà essere speso in quanto non è autorizzato ad accedere alla piattaforma."
Sembra proprio che le istituzioni siano inclini a perpetrare questa condotta lesiva della dignità dei docenti precari, ostacolando la loro formazione e lasciando che sia solo l'intervento dei tribunali, con notevoli spese (se non proprio spreco) di denaro pubblico, a colmare questa ingiustizia.